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Gennaro Grimolizzi: «Sui social sei credibile solo quando ti mostri senza maschere»

di Paola Carella
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Esperto in temi legati all’avvocatura, Grimolizzi racconta il suo rapporto con il proprio brand personale e con gli strumenti utilizzati nel quotidiano. «I social ti permettono di raccontarti attraverso le storie, di spiegare al pubblico ciò che fai. E grazie ai webinar, ho acquisito spontaneità davanti a una telecamera».

In questo momento storico la comunicazione obiettiva, approfondita, corretta e imparziale ha una importanza fondamentale. Ancor di più nella professione forense. In una società sempre più esasperata, questa è una delle sfide più impegnative.

Gennaro Grimolizzi è un avvocato giornalista, esperto in temi legati all’avvocatura: iscritto all’Ordine degli Avvocati di Potenza, ha iniziato a scrivere oltre vent’anni fa per il quotidiano locale “La Nuova Basilicata”. Nel tempo ha poi avviato collaborazioni con Il Sole24Ore – per il dorso Sud, occupandosi di economia del territorio, impresa e cultura – e con Radio24, firmando numerosi servizi anche dall’estero. Nel 2008, quando è stato creato il mensile “IL” del Sole24 Ore, ha avuto il privilegio di lavorare con Walter Mariotti, realizzando un reportage e un’intervista ad Oxford con il criminologo Federico Varese, massimo esperto di mafia russa e grande amico dello scrittore John Le Carré.

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Photo: Salvatore Di Gregorio

Che riscontri hai avuto nel promuoverti in maniera differente rispetto ai tuoi competitor?

Come giornalista penso che la comunicazione nella mia professione sia legata a quella di avvocato e la pubblicazione sui social dei miei articoli, la definirei una conseguenza diretta dell’attività di divulgazione, nella quale sono ogni giorno impegnato. Il primo obiettivo è far conoscere ai miei follower i contenuti dei miei articoli e delle mie interviste, in prevalenza pubblicati sul Dubbio, quotidiano edito dal Consiglio Nazionale Forense e dedicato al mondo dell’avvocatura, della giustizia e dell’attualità politica. Il claim è “sbattere i diritti in prima pagina”, dato che ha una connotazione molto garantista ed è attento alle riforme che riguardano l’avvocatura, le problematiche che la interessano e le proposte che da essa provengono. Sul Dubbio recensisco libri di avvocati o di giuristi. Ho collaborato pure con il mensile EuropaItalia e con le testate EconomiaWeb, EticaNews, Cultura Identità e Domus Europa. Inoltre, ho fatto parte anche della redazione della rivista giuridica Critica penale.

Sui social sei molto attivo: com’è il tuo rapporto con il web e i social media in particolare?

Con i social parlerei di rapporto costruttivo. I social sono uno strumento che, se usati con intelligenza e coerenza, rispetto a quanto si fa nella vita reale, possono accrescere la propria reputazione, ampliare la rete di contatti, valorizzarli e rafforzarli. Quando parlo di coerenza mi riferisco al fatto che da avvocato e giornalista sarei poco credibile se mi mettessi a parlare di cucina o ricette. Ognuno di noi ha una storia da raccontare: i social ti permettono di raccontarti attraverso le tue storie, di spiegare al pubblico ciò che fai. E in questo occorre avere sempre rispetto dei tuoi lettori e potenziali lettori per non apparire banale, superficiale o, come dicevo prima, incoerente. Raccontarsi significa farlo senza maschere, mostrarsi per come si è, piuttosto che mostrarsi per ciò che si vorrebbe essere.

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Hai esperienze di video? Qual è il tuo approccio con una telecamera?

Non sono un giornalista televisivo. Negli ultimi tempi, per le ragioni legate alla pandemia, non sono mancate però le occasioni per moderare webinar e altre iniziative a distanza. Il contatto è stato dunque con la cam del computer. Credo di avere un approccio spontaneo. Occorre sempre avere la consapevolezza delle proprie capacità e la naturalezza del proprio essere.

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Ritratto di Marcello Scavo

Hai mai pensato di scrivere un libro su questi argomenti?

Qualche anno fa ho scritto “Anagramma Italia. Dodici interviste per capire un Paese” (Il Cerchio). È una raccolta di interviste fatte in giro per l’Italia e all’estero, durante la mia collaborazione con la testata online EticaNews. In questo volume emergono profili diversi di italiani apprezzati in tutto il mondo: fra questi, il magistrato Silvana Arbia, Prosecutor del Tribunale penale internazionale per il Ruanda, che ha rappresentato l’accusa contro i responsabili dei massacri in Ruanda negli anni Novanta e che provocarono quasi un milione di morti. Sempre in questa raccolta, un’intervista all’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi (ai vertici della Farnesina durante la vicenda dei due marò accusati di aver ucciso due pescatori indiani), al ricercatore Emanuele Ferragina e al giornalista e scrittore inglese Tobias Jones, autore di un libro sull’uccisione, a Potenza, nella Chiesa della Santissima Trinità, della giovane Elisa Claps. Un caso di cronaca nera che ha occupato giornalisti di tutto il mondo.

 

Paola Carella

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