Siciliano di Licata (classe ’83), una maturità classica, una laurea in comunicazione e marketing e vari corsi executive in marketing management. Luca Maniscalco è uno dei maggiori studiosi di LinkedIn: delle potenziali spesso inedite di questa piattaforma, Luca nel 2019 ha pubblicato il libro “Afferma il tuo brand con LinkedIn”.
Oggi, con una curiosità per la relazione lavoro–social ancora accesa, è di nuovo in libreria con “Il lavoro che c’è. Jobs on the rise: i mestieri degli anni 20 tra digitale, media e nuovi media”, approfondimento sulle vere competenze richieste ora dal mercato del lavoro, con il contributo di oltre 25 professionisti, giornalisti e manager d’azienda, che parte proprio dai dati di LinkedIn.
Luca, o meglio, Mister LinkedIn, com’è che ti sei appassionato a questo social professionale?
Ho avuto la fortuna di conoscerlo nel 2007 quando era sconosciuto ai più. Mi sono occupato di un progetto per il gruppo Fiera Milano, in cui studiavo le logiche del social agli albori per riportarle nella realtà fieristica. Ho sfruttato negli anni questa sorta di vantaggio competitivo quando sono stato coinvolto in vari progetti marketing, ma anche Risorse Umane e specifici sul Brand aziendale. Il mio lavoro in Bocconi è arrivato grazie a un’application su LinkedIn. Oggi sono il digital marketing manager di RCS Academy, la business school del gruppo RCS.
Nel tuo primo libro spieghi che con questo social è più facile trovare lavoro. Più che con altri. Nel tuo nuovo volume approfondisci proprio le professioni emergenti attraverso i dati del social professionale. Potremmo azzardare: LinkedIn meglio dei navigator?
Ti rispondo che questo social aiuta tanto nella ricerca di un’occupazione. Nessuno degli altri social ha i dati professionali dei propri utenti in maniera così precisa come LinkedIn. LinkedIn è qualità assoluta per la presenza di queste informazioni che lo rendono diverso e unico nel panorama del social media.
Si può dare un numero sulle persone che sono riuscite a trovare un lavoro dal 2003 grazie a LinkedIn?
Esiste il LinkedIn Economic Graph, che ti invito a guardare, uno spaccato del mondo del lavoro internazionale con focus dei vari Paesi tra cui l’Italia. Nel mio primo libro ne parlo ampiamente e sono delle statistiche che tengo sempre in considerazione. Grazie a questa conoscenza di LinkedIn, molti esperti del settore mi chiedono dettagli nell’ambito delle nuove professioni. Se sai analizzare i dati del social professionale hai un punto di vista privilegiato. Da queste basi è nato il mio nuovo volume in cui: viene approfondita la rivoluzione nelle Risorse Umane, sono delineate le nuove professioni del digital, descritte le competenze necessarie per essere preparati a crescere all’interno del proprio ruolo anche se più tradizionale e introdotti nuovi concetti quali, ad esempio, il balance tra vita professionale e privata.
A chi consigliare LinkedIn, più alle aziende, ai professionisti o agli studenti?
A tutti, se usato bene. Risposta che sembra banale, ma non è scontata. LinkedIn è tanto più prezioso quanto hai da comunicare a un target ben specifico. Se punti sul dettaglio, è il social professionale che devi usare.
Un piccolo consiglio per un professionista, un formatore, un imprenditore che debbano creare un brand utile, in grado, cioè di produrre contatti e lavoro?
Uno per tutti: Non bisogna fossilizzarsi sul proprio profilo. Su LinkedIn sono fondamentali anche il network di relazioni professionali e il proprio piano di comunicazione. Un ottimo profilo senza contatti non raggiunge gli obiettivi di visibilità. Un ottimo profilo in un network, ma che non comunica, resterà, comunque, sconosciuto ai suoi interlocutori.
Quale l’errore che non si deve mai commettere nel costruire il proprio profilo, ma in cui si incappa spesso?
La parola d’ordine è professionalità. Oggi per fortuna la conoscenza di LinkedIn è migliorata. Qualche anno fa si vedevano ancora le foto al mare dei manager, che non comprendevano fino in fondo la funzione di questo social.
Quanto tempo si deve investire su LinkedIn in media ogni giorno?
Meno che in altri. Meno di sicuro che su Instagram o Twitter. Il feed di LinkedIn è composto anche di contenuti di valore pubblicati oltre le 24 ore precedenti senza una cronologicità spinta come altri social, più concentrati sul real time.

Photo: iStock.com/Sundry Photography
Secondo te sono più brave le donne a costruirsi un brand, un profilo accattivante su LinkedIn?
Non vedo differenze di genere. Nelle top voice di LinkedIn ci sono sia uomini, sia donne.
Ma è proprio vero che “se non ci sei sul LinkedIn, non esisti”? Chi proprio non si può permettere di non essere sul social?
Per poter non essere su LinkedIn dovresti essere un top manager di primissimo livello. In realtà nell’ultimo biennio anche quei top manager sono presenti sul social, non tanto per trovare lavoro quanto per comunicare a una platea preziosa di professionisti, introvabile su altri canali.
Pensi abbiano più appeal i contenuti o la forma del profilo?
È importante andare sempre oltre il profilo. Nello specifico, però, sono importanti entrambe le cose. Non è vero che LinkedIn è solo contenuti, le immagini anche su questo social hanno un’importanza sempre maggiore.
Qualcuno ti ha ringraziato per aver trovato il giusto lavoro, dopo aver letto il tuo libro?
Sì, in molti e ne sono davvero orgoglioso. Non farò mai i nomi perché non voglio vendere ricette per trovare lavoro. Confesso che in alcuni casi mi sono emozionato per alcuni messaggi ricevuti. È stato questo uno dei motivi principali che mi ha spinto ad andare anche oltre il social professionale e coinvolgere professionisti, tra i migliori in Italia, per approfondire il mondo del lavoro del 2022.
Quali sono le professioni del futuro per cui LinkedIn sarà imprescindibile e come ci si dovrebbe preparare per rottamarne altre?
Per il futuro dico: professioni legate ai big data e agli analytics, ma con un approccio business e marketing. Specializzazioni sulle figure digital che non possono più essere troppo generiche, ma anche nuovi temi più che nuove professioni: gender, happiness, balance tra vita privata e professionale. I vecchi mestieri? Non scompariranno, si rimodelleranno secondo le nuove esigenze.
LinkedIn preferibile per chi un lavoro non ce l’ha?
Su LinkedIn puoi trovare un primo lavoro, un nuovo lavoro nel tuo ambito o un lavoro completamente diverso. In base al tuo obiettivo, dovrai applicare la giusta strategia.
C’è un personaggio della politica, dello spettacolo, dello sport, dei media che apprezzi per come utilizza LinkedIn?
Mi piace citare una tua collega: Maria Francesca Chiappe, capo redattrice dell’Unione Sarda. Ci siamo conosciuti qualche mese fa e ha scoperto che LinkedIn poteva essere il social giusto per i suoi contenuti professionali di valore. Il suo profilo ha fatto salti da gigante in questo periodo.
Tu, invece, quanti follower hai, di che tipo? E cosa ti chiedono?
Non conto i follower. Ho un mio network di contatti di professionisti preziosi che stimo e mi stimano. Ci sono giovani che chiedono un aiuto o un consiglio. Ci sono altri specialisti della mia materia che condividono contenuti preziosi. Ci sono professionisti di tutt’altro settore che vogliono avvicinarsi a questo social professionale. Il tempo è tiranno, quindi oggi concedo al social quello che posso, ma sempre con la massima disponibilità.
Si parla di costruttori di brand personali. Come smascherare i finti consulenti?
Guardando alla completezza del loro profilo LinkedIn. Se non hanno aziende di un certo spessore o clienti di un certo tipo tra le loro esperienze e contatti, statene alla larga. Se vi mandano messaggi con richieste esplicite di consulenza o peggio ancora di pagamento, scappate. Se vi offrono la luna o se parlano di regole d’oro e consigli infallibili, aiuto. Insomma, un po’ come nella realtà offline.
Che differenza sostanziale c’è tra il tuo primo e il secondo libro?
Quando ti avvicini alla stesura di un libro per la prima volta, lo fai quasi con incoscienza. Poi nel mio caso è stato proprio un atto d’amore verso il social che mi ha dato tanto. Il secondo volume è più figlio della consapevolezza di quello che è cambiato nella vita di molti professionisti negli ultimi due anni. Mi auguro che quest’ultima fatica possa essere una guida per i più giovani e una bussola per i manager.