Parma e la sua provincia rappresentano il cuore della Food Valley. Una terra dove la buona cucina si unisce alla convivialità, al buon bere e alla gioia di stare insieme. Lo sa bene Massimiliano Carpanese, titolare di Parma Menu, azienda in attività dal 1966. Nata a Salsomaggiore come bottega di prodotti tipici, oggi Parma Menu conta 5 locali tra punti vendita e ristoranti. Il tutto all’insegna della qualità, della tradizione e dell’innovazione continua.
Abbiamo chiara la nostra identità: dopo tanti anni siamo ancora una bottega di paese, un luogo d’incontro, di sapori e di dialogo.
Dire Carpanese vuol dire Parma Menu. Da piccola bottega a brand riconosciuto. Quali sono stati i passaggi più importanti dell’evoluzione della vostra azienda?
Mi è difficile indicare i passaggi più salienti della nostra attività. Sicuramente il 2009, con l’introduzione della ristorazione, è stato un momento spartiacque tra quello che eravamo e quello che siamo diventati. Ogni giorno di lavoro, da quel 1966 in cui la nostra famiglia ha aperto il suo primo negozio a Salsomaggiore, ha dato il suo contributo a renderci quel che siamo. Oggi siamo un’azienda strutturata con tanti collaboratori e molte importanti collaborazioni, ma il nostro motore rimane il contatto con i nostri clienti. È una formazione continua. Sono loro che ci danno stimoli e idee per indirizzare la nostra attività. Siamo rimasti e sempre rimarremo una bottega, da noi si chiacchiera, si scambiano idee e ci si confronta. Noi facciamo le nostre proposte, perché abbiamo chiara la nostra identità, ma abbiamo anche la consapevolezza di essere a servizio del cliente.
Il cuore della vostra attività sono i prodotti tipici del parmense. Cosa vi distingue dai tanti altri locali e botteghe presenti?
La passione e una costante ricerca del buono e genuino. Non so se questa ricerca continua ci distingua, sicuramente ci impegna molto. Fino a non tanti anni fa pensavo che il nostro compito fosse semplicemente quello di tramandare la tradizione. Sicuramente è parte del nostro mestiere, ma il nostro dovere di “attori” nella Food Valley è quello di essere ricercatori di sapori autentici, anche sostenendo i nuovi artigiani del gusto che negli ultimi anni si sono affacciati sul palcoscenico del food di qualità, valorizzando materia prima e tecnica con un gusto contemporaneo. Questo per noi è il senso di ricerca ed innovazione nel nostro settore. Del resto, cos’è la tradizione se non un’innovazione del passato venuta particolarmente bene?
Massimiliano, lei è un imprenditore fortemente legato al territorio, attivo anche in Confesercenti. Quanto è importante per un imprenditore esporsi su ambiti diversi, come ad esempio la formazione di cui lei si occupa?
La formazione è tutto. Noi organizziamo continuamente corsi di formazione interna e collaboriamo con molti enti di formazione superiore. Siamo una piccola azienda ma con più di 70 collaboratori. Sono loro i nostri ambasciatori, il nostro volto, ma anche le mani e i piedi che portano in giro la nostra storia e la nostra identità. Sono professionisti. Qualificati. Siamo molto orgogliosi di loro. Oggi ci sono molte opportunità anche di formazione finanziata. Consiglio a tutti di chiedere alla propria associazione di categoria. La formazione è un moltiplicatore a cui non si può rinunciare.
La vostra comunicazione e il vostro storytelling sono focalizzati sul prodotto. Come si alterna la comunicazione fra brand aziendale e personale?
Parma Menù è una comunità. Lo vediamo dai profili social, dai commenti alle nostre comunicazioni e ai tanti che si taggano mentre sono da noi. Io sono stato per anni il volto di Parma Menu, più di 20 anni dietro al bancone insieme a mio padre e mia madre, che mi hanno reso involontariamente protagonista. Oggi sono altri i volti di Parma Menù, e così deve essere. Io dico sempre che una bottega la fa chi ci lavora dentro. I nostri ragazzi sono il nostro volto. Ovviamente sanno qual è la nostra identità ed hanno chiaro i nostri valori. Io oggi forse sono più noto a colleghi ed esperti del settore con cui collaboro per creare nuove proposte e prodotti da proporre ai nostri clienti, ma raramente appaio nella nostra comunicazione. Anche se devo dire che – quando vado in un nostro locale e incontro uno dei miei clienti storici – ci mettiamo a chiacchierare ed è sempre una gioia.
La storia della nostra famiglia inizia a Salsomaggiore Terme nel 1966. Con una bottega di alimentari e una piccola cucina dove mia nonna preparava lasagne, tortelli, pasta fresca e qualche dolce di pasta frolla.
Parma Menu ha un sito molto curato e d’impatto. Qual è il vostro approccio con i mezzi di comunicazione, digitali e non?
Proprio in questi giorni è in corso un importante restyling del sito e abbiamo scelto un’agenzia di comunicazione per aiutarci a gestire la comunicazione nell’epoca post pandemia. Ci siamo resi conto, infatti, che per quanto avessimo tutti i social e i siti, con i locali chiusi a causa della pandemia, avevamo perso la voce. Non comunicavamo più. La nostra azienda deve avere sempre la porta aperta. Anche se digitale. Per questo stiamo investendo tanto, non solo economicamente ma anche come energie personali nella realizzazione di un progetto di comunicazione più ampio. L’ho già detto, noi siamo gente che chiacchiera, ma che non vuole fare monologhi, ma dialoghi. Vogliamo che la nostra sia una comunicazione a doppio senso, da noi a voi e viceversa. E questo è molto impegnativo, perché i social non hanno orari e hanno regole diverse dalla normale comunicazione. Però quando abbiamo dovuto chiudere le porte dei nostri locali, per la prima volta in oltre 50 anni, ci siamo sentiti soli. Non vogliamo che accada più.
Lei personalmente che genere di contenuti preferisce raccontare? C’è qualche imprenditore, anche all’estero, da cui ha tratto qualche spunto in chiave personal branding?
I contenuti che preferisco sono quelli che parlano dei nostri valori, che lo facciano attraverso le mani di un nostro cuoco che fa a mano ogni giorno la nostra pasta fresca o attraverso il sorriso di un nostro ragazzo che ti accoglie. Non ho un imprenditore a cui ispirarmi, ma ascolto spesso podcast sulle start up, di qualunque settore. Sentire i giovani imprenditori raccontare la propria idea di business e le loro strategie è illuminante e ispirante. Ascoltando loro, ho capito che dovevo cambiare il nostro modo di comunicare e di essere a fianco dei nostri clienti.