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Phoebe Hoyt: «Attiva il tuo inglese con energia, social media e l’unicità dell’accento»

di Patrizia Tonin
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Docente americana in Italia, Phoebe Hoyt è nota per il suo approccio pratico e coinvolgente all’insegnamento dell’inglese. Attraverso il suo metodo, punta a rendere l’apprendimento di questa lingua più accessibile, anche grazie ai contenuti condivisi sulla sua pagina Instagram.

 

Creatrice della pagina Instagram “Active English”, Phoebe Hoyt è un’insegnante americana che, dopo aver vissuto negli Stati Uniti e a Londra, ha scelto Milano come luogo dove vivere e lavorare insegnando l’inglese. Qui ha fondato il centro linguistico Active English, partner ufficiale della British Council Italy per l’esame IELTS, International English Language Testing System e un authorised Cambridge English Assessment Exam Preparation Centre. E insieme al suo team di docenti, Hoyt insegna online in molte aziende e multinazionali italiane.

Insegnare l’inglese per lei significa dinamicità ed energia positiva, che si possono notare già nei suoi profili social, poi coinvolgimento totale anche nella vita quotidiana e praticità. A febbraio è uscito “In English, come lo diresti?”, edito da Rizzoli, il suo libro che contiene una serie di dialoghi ed esercizi mirati per conversare in maniera disinvolta in inglese con chiunque. In questa intervista ci racconta il suo percorso professionale, le sue scelte in ambito dell’educazione linguistica e i progetti futuri.

Dopo la laurea negli USA, si è trasferita in Italia. Come mai ha scelto il nostro Paese e quali prospettive aveva? 

Durante l’università sono stata in Italia e sentivo che era il posto adatto per costruirmi un futuro e così appena laureata, a 21 anni, ho deciso di trasferirmi. Sono stata colpita fin da subito dagli italiani per la passione, l’energia, la creatività, ma soprattutto per la loro cultura. È presente ovunque e in tutto: nell’architettura, nel design, nel fashion, nel mondo del tessile, nella musica, nell’opera, nelle sagre. La percepisci anche nei momenti al bar mentre si beve un semplice caffè, nel calore delle case e a tavola dove avviene uno scambio continuo tra generazioni diverse.

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Un altro motivo che mi ha spinto a scegliere l’Italia è la natura variegata del territorio oppure il fatto che ogni regione ha la sua cultura, il suo dialetto e la sua tradizione. Infine, la famiglia! Ha un ruolo molto importante in Italia e mi sono subito sentita accolta in un posto con valori molto simili ai miei. Il legame con la mia famiglia stretta e allargata qui in Italia e negli Stati Uniti è fonte di grande forza.

Dai summer camps, ai metodi rivoluzionari per insegnare in aula e online fino alle experiences in Italia e all’estero. Ci descrive il suo metodo e a chi è destinato?

L’insegnamento è cresciuto e si è evoluto molto durante il mio percorso e quando circa 20 anni fa, ho fondato “Active English summer camps” (vacanze volontariato, ndr), alla classica educazione linguistica ho integrato materie come teatro, storia dell’arte, chimica in contesti molto interattivi e coinvolgenti. Il mio metodo si basa sull’attivare l’inglese delle persone attraverso due step: imparare le basi grammaticali e parlare la nuova lingua. Lo scopo finale è quello di comunicare e non importa se l’inglese è perfetto. Nel metodo, inoltre, do molta importanza agli accenti – “BringYourAccent” –  perché il nostro accento fa parte di chi siamo. È la nostra storia.  

Per quali età sono adatti i suoi metodi?

Nel corso della mia carriera, ho lavorato sia con i bambini sia con gli adulti e il metodo è simile.  Dedico il meno tempo possibile alla spiegazione della grammatica cercando di essere succinta, e cerco di agevolare l’apprendimento in modo che si impari al momento, riproducendo scene di vita quotidiana. Con i bambini, uso spesso i giochi per ricreare situazioni reali insegnando loro che l’obiettivo finale è sempre: “Activate your English”.

Per gli adulti, una lezione comprende sempre riferimenti alla grammatica, ma anche con loro utilizzo molto il dialogo e dal parlato e dagli errori che ne escono, analizziamo ciò che è da rivedere e così imparano nuovi termini. Nel mio metodo, do molta importanza al tempo cercando di usarlo in modo produttivo visto che spesso le persone ne hanno poco, per cui insegno sempre un inglese che sia efficace in più situazioni, immediato e attuale. Per esempio, prendo un argomento dalle notizie del giorno e con i miei studenti facciamo un’analisi e mentre migliorano il loro vocabolario si informano sull’attualità.

Quanto pensa siano importanti i social network per la divulgazione di una lingua straniera? 

Sono un ottimo strumento, sicuramente per gli adulti e gli adolescenti, perché molto immediati. Finora ho fatto tutto da sola su Instagram, Tik Tok e YouTube, e fin dal principio ho scelto di fare video in un modo che potevo sostenere facilmente. Utilizzo la lingua italiana perché mi rivolgo a un pubblico soprattutto italiano, traducendo una parola, una frase o un’espressione in inglese. Ma oltre ai social, ci sono corsi online, app con diverse funzioni, film, libri, audio libri, programmi estivi e corsi di formazione.

Il nostro magazine parla di personal branding: quando e perché è nata l’idea di fare brevissime lezioni online con dei video proprio con lei protagonista mentre cammina o fa altro? E perché il nome Active English e non il suo?

“Metterci la faccia” mi è stato suggerito da una ragazza e ho capito fin da subito che poteva essere un mio tratto distintivo. Ho deciso di non preoccuparmi del trucco e della spazzola perché in realtà ho sempre pensato che la gente non mi guarda per il look, quanto per il contenuto e questo è stato apprezzato. Il nome Active English nasce dal fatto che ho sempre voluto che le persone attivassero il loro inglese.  Promuovo l’uso dell’inglese come strumento per apprendere qualcos’altro e non limitarsi a imparare semplicemente una lingua.

Ha recentemente scritto un libro. Di cosa parla? 

Il libro si intitola “In English, come lo diresti?”, un modo per offrire a chi mi segue online uno strumento per approfondire contenuti simili a quanto condiviso sulle piattaforme social, acquisire fiducia con la lingua e parlare bene in tutte le situazioni. All’interno ci sono diversi dialoghi e frasi simili a quelle dei miei profili social con esercizi basati sul discorso in diversi contesti (lavoro, hobby, viaggi, amici, casa) e un QR code per ascoltare la mia voce e in un secondo momento per essere protagonista leggendo una delle due parti del dialogo insieme a me.

Progetti futuri?

Ne ho vari. Il primo è fare un giro dell’Italia, scoprendo luoghi anche poco conosciuti, ma soprattutto mi piacerebbe conoscere le persone che mi seguono sui social. Inoltre, vorrei fare un libro per il mercato estero in inglese in cui raccogliere le testimonianze di italiani che hanno qualcosa da condividere. Infine, vorrei fare dei libri online digitali per bambini e adulti e ampliare i programmi all’estero per ragazzi che vorrebbero vivere un’esperienza fuori dall’Italia.

 

Patrizia Tonin

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