Becky Bradnam, senior engineering recruiter inglese, ha pubblicato un post su Linkedin per denunciare i pregiudizi nei confronti delle donne tatuate. Nel suo mestiere di selezionatrice del personale si è evidentemente resa conto di quanto un segno distintivo – sebbene ormai sdoganato in qualsiasi ambito – possa risultare penalizzante per il proprio personal brand. Attenzione dunque a scegliere il proprio segno distintivo o in generale il proprio look: esaminate vantaggi e svantaggi sulla base dell’ambiente professionale a cui vi riferite. Chiedetevi come reagirà il vostro target di riferimento e, in caso, tenetevi pronti a motivare le vostre scelte in fatto di tatuaggi e quant’altro.
In questo senso Becky fa alcuni esempi per spiegare il suo pensiero. Nomina il caso della dottoressa Sarah Gray, australiana, di professione medico: «Sarah è una donna che salva la vita delle persone, percepisce uno stipendio minimo (“killer wage“) ed è molto rispettata all’interno della comunità sanitaria. Tuttavia, al di fuori del lavoro, è stata incredibilmente allontanata da alcuni ristoranti» sembrerebbe a causa proprio dei suoi tatuaggi.
La recruiter cita poi Lea Turner, una ragazza di Northampton che di mestiere fa la LinkedIn Coach. «Questa donna – dice – nonostante abbia iniziato dal nulla la sua carriera, non viene rispettata a causa dei tatuaggi che le ricoprono gran parte del suo corpo. E questo sta causando seri problemi al suo brand».
Infine Becky Bradnam parla di sé. «Mi piacerebbe pensare a me stessa come una persona di successo. Lavoro sodo, mi sono fatto strada nella mia carriera, ho comprato la mia prima casa quando avevo 21 anni e la mia seconda casa quando avevo 26 anni. Ho tatuaggi alle braccia, alle gambe, nella schiena e davanti. Non tutti sono visibili, ma la disapprovazione della gente non mi impedirà di ottenere di più».
In chiusura Becky consiglia a chiunque sia vittima di questa riprovazione sociale di ignorare coloro che, guardando i tatuaggi con disprezzo, li considerano “poco signorili”. «Pensate solo a tutte le donne intelligenti, potenti e belle che camminano intorno a noi, portandosi dietro le loro carriere!».
Nei commenti le fa eco Jacqueline Schmid, una donna tedesca che vive e lavora in Asia facendo l’International Brand Manager. Anche lei tatuata. «È vero, le persone guardano, riguardano una seconda volta e giudicano regolarmente. Tuttavia ho incontrato molte persone di qualsiasi età o background che sono semplicemente affascinate. I tatuaggi alla fine sono una scelta personale di espressione di sé… La lezione più importante che ho imparato è però quella di non presumere la reazione degli altri: a volte ci si sorprende di quanto facilmente quello sguardo possa essere trasformato in una divertente conversazione!».